La Carta dei diritti in Internet e i giornalismi nel mondo, a Varese

di Giulia Badiali, Melissa Bartolini, Federico Finali, Federica Paciotti, Gabriella Pancaro.

Anna Masera — La Carta dei Diritti della Rete

Il vivo interesse è stato l’elemento comune della platea riunita ad ascoltare il terzo Glocal speech presso la Sala Campiotti della Camera di Commercio varesina, dal titolo La carta dei diritti della rete e i giornalismi “fuori casa”.

Interviene Anna Masera, giornalista e responsabile della comunicazione per la Camera dei Deputati, coordinata da Roberto Morandi, giornalista di Varese News. Masera ci racconta i quattordici principi volti alla definizione della Carta dei diritti in Internet, presentata in Francia dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, e dal giurista Stefano Rodotà.

Va sottolineata l’importanza di come sia stata organizzata la stesura, consultabile pubblicamente durante i cinque mesi della scrittura da circa 600 opinioni di diversi cittadini. Viene posto l’accento sul carattere costituzionale di questa Carta che è stata presentata all’Internet Governance Forum tenutosi in Brasile la scorsa settimana.

Anonimato, Oblio, Accesso, Digital divided e tutela dei dati personali sono i maggiori diritti della Carta. Diritti che, la Masera, si auspica possano diventare unitari a livello Nazionale e Internazionale.

 

Quello che il cittadino e le istituzioni in generale devono comprendere è l’importanza di un mondo digitale che ha bisogno di essere regolarizzato. Le piattaforme come Twitter, Facebook e Amazon continua Masera, hanno tutte un monopolio e tutti le utilizzano. E in sala, alla domanda “chi non usa le piattaforme?”, nessuno alza la mano.

La rete oggi è usata da tutti ma le piattaforme sono governate e non danno pieni diritti agli utenti, in quanto se si ha qualcosa gratis è perché noi stessi siamo il prodotto.

 

Proprio Michele Mezza ha aperto il Glocal dicendo di essere tutti una parte dell’operazione di un algoritmo, Masera concorda.

L’incontro continua affrontando i Giornalismi “fuori casa”, intervengono Francesco Costa de Il post, Donata Columbro giornalista freelance e Andrea Paracchini giornalista della testata francese AlterMondes.

Parte Costa raccontando come il Post si occupa delle notizie estere, sottolineando il fatto che non portano molto traffico di lettori, a meno che non si tratti di notizie riguardanti fatti eclatanti come il caso del Bataclan. Costa sostiene l’idea dell’uso delle newsletter utilizzabili per creare un rapporto one to one con il lettore.

Il secondo ad intervenire è Paracchini che descrive il modo in cui l’AlterMondes fa notizia, ovvero tace nel momento in cui tutti ne parlano e dice la sua quando tutti parlando di altro. Paracchini pone l’attenzione sui luoghi comuni focalizzandosi sulle migrazioni, problema che non riguarda solamente l’Europa ma fenomeno presente in tutto il mondo. Il modello AlterMondes è basato sul racconto fuori dalle logiche dell’emergenza.

L’ultima ad intervenire è Donata Columbro, che partendo da quella che è la sua passione personale per l’Africa spiega il lavoro da freelancer. L’Africa, dice, non è solo una terra povera, e non è neanche lontana dalle logiche dei social.

“Ci sono più telefoni che toilette, ci credereste?”

Infatti alcuni stati Africani sono veri e propri mercati emergenti e di conseguenza i cittadini sono consumatori esigenti attenti alle dinamiche espresse dai social.

Se la crisi c’è, conclude Columbro, non è nei mercati emergenti.

 

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