Diritto all’oblio: quale significato assume al tempo dei social network?

Diritto all’oblio, richieste di rimozione e deindicizzazione. Di questo si è discusso, venerdì 9 novembre al Festival Glocal di Varese, con l’avvocato Valerio Vartolo. “Il regolamento per il trattamento dei dati non si può applicare al diritto di cronaca e di commento”, spiega il giurista. La Corte di Cassazione dice che “un articolo può perdurare nel tempo in caso risponda all’attualità e, per legge, non vi è un termine entro il quale togliere un pezzo, nonostante le missive inviate ai giornali”. Un esempio: se un ristoratore del posto ha subito un processo per truffa e sono passati due anni, spetta alla redazione decidere se eliminare l’articolo o meno. Nel caso in cui il ristoratore torni nel mirino della cronaca, perché ottiene un incarico pubblico allora l’interesse prevale. “La Corte di Strasburgo è chiarissima: vige sempre il diritto di cronaca”. La sentenza del Tribunale di Roma, infatti, prevede che per la questione del diritto all’oblio, bisogna sempre tener conto del personaggio a cui fa riferimento: se un soggetto rilevante nella comunità viene arrestato, la notizia avrà una valenza differente rispetto a un soggetto non conosciuto. “Logicamente”, continua Vartolo, “per alcuni casi, come le tanto conosciute vicende della banda della Uno bianca e della strage di Capaci, il diritto all’oblio non può esistere”. L’avvocato ricorda l’accusa dei genitori di Milena Sutter (13enne sequestrata e uccisa): la ragazza veniva citata in una puntata della RAI che, in quel periodo, trasmetteva alcuni episodi dedicati a delitti efferati commessi nel passato. Ma niente da fare, il tribunale ha dato ragione alla TV di Stato. “Altro aspetto non poco rilevante è la cosiddetta deindicizzazione. Questa viene richiesta in risposta all’azione di pubblicazione e non consiste nell’eliminare dall’archivio l’articolo in nome del diritto all’oblio, bensì di evitare che i motori di ricerca esterni trovino quell’articolo. Eppure, sottolinea, sussistono diversi problemi: per prima cosa non esiste regola che lo imponga, poi chi decide quali sono i motori di ricerca principali? In questo caso il consiglio è di indicare tassativamente, dal soggetto che inoltra la domanda, la lista di motori su cui l’articolo deve essere deindicizzato. Ma attenti, perché se accade sui motori di ricerca, non per forza avviene lo stesso negli aggregatori di notizie”.

Caterina Spinelli

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