Dio non manderà nessuno a salvarci. Nuovi linguaggi del giornalismo d’inchiesta

“Se si nasce lì si può avere vita già segnata” assunto del docu-film ES 17 – Dio non manderà nessuno a salvarci, docufilm proiettato questo pomeriggio a Glocal. È la storia di Emanuele Sibillo, 17enne di Napoli, figlio di una famiglia proletaria, arrestato nel 2011 per possesso di armi. Tentato evasore, ripreso. Un ragazzo che da subito ha scelto la vita sbagliata, quella criminale, quella camorrista, dell’ambizione di tenere il quartiere Forcella prima e Napoli poi sotto proprio controllo, sotto ES 17 e la paranza dei bambini. Emanuele, il 2 luglio 2015, a 19 anni, venne freddato da colpi di pistola, dal destino che lui stesso si era creato. Semplice rivendicazione mafiosa.


“Siamo severi con lui, con chi gli è stato vicino, e con chi l’ha ucciso. Proteggere queste persone è compito nostro, dello Stato” il commento di Conchita Sannino, giornalista d’inchiesta di Repubblica, presentatrice della vicenda al Glocal. “Napoli è bella, è come una mamma che ti stringe e non ti vuole lasciare andare”, ma “quando fai quella vita non puoi tornare indietro”, racconta la voce narrante del docu-film.
ES 17 non era il ragazzo, ma il criminale che era il ragazzo era diventato. Ad emergere dalla proiezione è la scelta sbagliata di un ragazzo che in comunità aveva sempre dimostrato grandi attitudini di scrittura, inchiesta, giornalismo. Un ragazzo intelligente dicevano, che spiccava.
È stato il ritorno alla vita al di fuori della comunità a freddarlo, vita guidata dal desiderio di dominare a Napoli con il suo clan e dalla sua incapacità di discernere. ES le iniziali di nome e cognome “17 perché la S è la diciassettesima lettera dell’alfabeto, ma 17 è anche la sfiga che brucia”.
La presa di coscienza è che come Emanuele ci sono tanti altri giovani per cui non si riesce a far niente, non solo a Napoli. La differenza fra chi sceglie una vita normale e chi sceglie la via criminale è l’assenza della famiglia, dello Stato, dei rapporti più stretti capaci di far la differenza. Sannino ha ribadito come non ci sia intento né celebrativo né giustificazionista nel docu-film ma solo l’interrogativo di come questi spaccati sociali possano essere pieni di lutti e di criminali sociali? Alcuni giovani come Emanuele, o ES 17, si salvano grazie allo sforzo di chi gli sta accanto coscienti della mancanza di volontà dai ragazzi stessi. Di fondo, rimane l’interrogativo del magistrato Catello Maresca: capire perché i ragazzi non scelgano alternativa alla malavita. Già, perché per aiutare questi ragazzi serve capire, non giudicare.

Edoardo Colombo

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