Il community management e il sostegno dei lettori come leva di sostenibilità

Cosa significa fare community management? E come si definisce, oggi, il successo di un’impresa giornalistica? Ne abbiamo discusso nella giornata di sabato 10 novembre a Glocal2018 con Liliana Di Donato (caporedattore di Donna Moderna), Daniele Arghittu (fondatore di L’Ora del Pellice) e Barbara Schiavulli (fondatrice di Radio Bullets), in un incontro moderato da Alberto Puliafito.
L’avvento del digitale ha cambiato notevolmente il modo di fare giornalismo, moltiplicando i canali di comunicazione e rivoluzionando il rapporto fra autore e lettore. In questo nuovo scenario risulta essere sempre più cruciale la capacità di gestire i contenuti ed emerge a sua volta l’importanza del community manager all’interno di un’impresa giornalistica. Ma si tratta davvero di una figura nuova? In verità le comunità di lettori esistono da sempre e costituiscono un riferimento fondamentale per l’impresa giornalistica. L’era digitale ha contribuito ad acuire questo aspetto, posizionando la figura del lettore-utente entro una nuova logica di co-creazione e una relazione bidirezionale fra lettore e autore.
Il rischio vero del digitale è rappresentato dalla perdita di fiducia da parte dei lettori. Per questo motivo compito primo del giornalista è quello di coinvolgere il lettore in modo responsabile, afferma Di Donato. Come? Considerando il lettore non come un numero, bensì come una risorsa grazie alla quale con il suo contributo può arricchire il lavoro del giornalista stesso. Ed è proprio grazie a questa relazione di fiducia che si può assicurare un futuro al giornalismo. Secondo Arghittu, l’approvazione di fondo arriva dalla comunità di lettori ai quali ci si rivolge. Quattro sono i valori fondamentali perché il giornalismo sopravviva: la comunità, l’indipendenza dell’informazione, la qualità e il rispetto. Esso si esplicita nel rispetto delle fonti, rispetto della verità e rispetto per le persone – offrendo loro notizie veritiere. Un vantaggio fondamentale offerto dal digitale, secondo Arghittu, è la possibilità di interazione con il lettore: ascoltando la sua voce si ha la possibilità di scoprire le vere esigenze del pubblico e offrire così un servizio che è molto più vicino a ciò che il lettore vuole trovare.  Alta qualità dei contenuti, competenza e verità costituiscono ancora il cuore di ciò che le persone si aspettano dal giornalismo e assicurano il vantaggio competitivo a quelle imprese che si prepongono di offrire un servizio ai lettori anziché rispondere a regole commerciali, il pensiero di Schiavulli.  Tornare a mettere al centro il lettore è dunque l’elemento cruciale del giornalismo, sia 2.0 che tradizionale. “Mostra il tuo lavoro. Se io ti dichiaro ciò che faccio e come lo faccio compio un atto di trasparenza e potrebbe essere più semplice anche per il lettore comprendere e affezionarsi” sostiene Liliana Di Donato. Una deontologia che ponga in primo piano la trasparenza e la correttezza dell’informazione e la responsabilità del proprio agire costituisce dunque un atto di fede nei confronti del lettore e del giornalismo stesso, assicurando il futuro a questa professione.

Francesca Gritti

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