Il cammino di Mario Calabresi per La mattina dopo

Le storie hanno sempre affascinato Mario Calabresi. Tutti i suoi libri partono dal bisogno di scoprire e di raccontare vicende diverse che si incrociano spesso con la sua vita personale, oltre che professionale.

Con Spingendo la notte più in là, uscito nel 2007, ci riporta indietro di 35 anni dalla data dell’uscita del libro, quando la mattina del 17 maggio 1972 suo papà venne freddato con alcuni colpi di pistola sul marciapiedi davanti casa. Mario era un bambino di appena due anni e mezzo. L’assassinio del commissario Calabresi fu l’epilogo di una campagna di odio scatenata dopo la morte di Pino Pinelli. Una vicenda che avrebbe cambiato l’Italia e che torna nell’ultimo capitolo del libro La mattina dopo.

Al libro autobiografico, che aveva permesso di entrare in diverse altre storie di terrorismo, due anni dopo era seguito La fortuna non esiste. A seguire Cosa tiene accese le stelle, A occhi aperti, con alcune storie di fotografi e Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa.

In ognuno di questi lavori Calabresi aveva preso spunto da vicende personali dei protagonisti per raccontare qualcosa che appartiene a tutti noi. Uno sguardo attento, sempre pieno di speranza.

La mattina dopo ricalca molto quello stile, ma si coglie una autentica sofferenza. C’è quella delicatezza solita che contraddistingue sempre l’autore. C’è il coraggio di raccontare la fatica del dover ripartire, del guardare con occhi nuovi alla vita. Tutti aspetti non scontati.

“Bisogna reimparare a vivere a un altro ritmo, a respirare e a darsi un nuovo ordine e nuove priorità. Ho cominciato a camminare tanto, per aiutare la testa a disintossicarsi e ritrovare un filo dentro di me”.

Il norvegese Erling Kagge, primo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e poi anche gli altri “poli”, il Nord e la cima dell’Everest, ha scritto che “camminare è un gesto sovversivo”. Anche lui inizia un suo celebre libro raccontando di sua nonna, figura spesso protagonista dei lavori di Calabresi. Ne La mattina dopo sono proprio due donne a segnare la svolta. La nonna prima di morire lascerà l’eredità più impegnativa a questo nipote famoso, ma che non ha mai tempo per sé stesso e per cercare le sue origini. La mamma per un insegnamento profondo su vicende drammatiche che non sono più solo private.

Dopo aver lasciato forzatamente Repubblica è arrivato così il tempo per un profondo cambiamento. Una esperienza che è passata dalla scrittura di questo ultimo libro in cui racconta il lavoro fatto e le tante persone incontrate. Una ricerca che è partita dai doni fatti da sua nonna prima di morire.

“Gli archivi, – si legge in un passaggio – sono una cosa meravigliosa, tutte le storie dei nostri antenati sono lì che dormono, aspettando che qualcuno vada a svegliarle”. E lui lo ha fatto.

C’è una profonda onestà nel libro di Mario Calabresi. C’è tanta cura per le parole da dire e quelle solo da sussurrare. Non c’è mai sfiducia o rancore. Nelle tante interviste concesse dall’uscita del libro, solo una volta reagisce con fermezza rivolto a Carlo De Benedetti che lo aveva attaccato nella trasmissione della Gruber. L’ex direttore risponde a distanza di alcuni giorni: “Io e lui siamo molto diversi, però sbaglia a confondere la gentilezza con la debolezza. Essere persone perbene non vuol dire essere deboli”.

La gentilezza, l’umanità e la profondità sono sempre presenti in Mario Calabresi. La mattina dopo chiude un lungo cammino con un incontro rinviato per tanto tempo. C’era un vento fortissimo per le vie di Parigi e le parole rallentano per trovare le forme più delicate, ma anche ferme per raccontare di perdono, ma soprattutto che quel “giorno dopo era finito davvero”.

Mario Calabresi sarà ospite a Glocal e per la seconda volta avrò l’onore di intervistarlo. Sarà una lunga chiacchierata per presentare il suo libro. L’incontro si terrà sabato 9 novembre alle 16 in sala Campiotti in piazza Monte Grappa. L’ingresso è libero ma occorre prenotare qui.

Marco Giovannelli 

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