Ordine dei giornalisti e fake news, quale aboliamo?

 

 

 


Fake news, proposte di riforma dell’Ordine dei giornalisti e nuovi scenari della professione. Questi i temi che hanno aperto l’ottava edizione di “Glocal, il Festival del giornalismo digitale di Varese”.

L’autorità che rappresenta i giornalisti italiani sta lavorando a diverse proposte, tra cui l’equo compenso. Secondo Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, esiste infatti “l’urgenza di definire i parametri di retribuzione dei giornalisti”. Una riforma che ha incontrato il favore dei presenti in sala, la cui attuazione si trova di fronte a diversi ostacoli. Difficoltà che per Giuseppe Cruciani, conduttore della trasmissione radiofonica “La Zanzara” su Radio24, sono dovute al fatto che “per le aziende l’equo compenso sarebbe un costo fisso in più”.

Toccato anche il tema dei compiti dell’Ordine, che Cruciani pensa si dovrebbe limitare a un ruolo di controllo dell’esercizio della professione, abolendo l’esame di Stato. Una posizione contrastata da Galimberti e da Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei giornalisti, secondo i quali è necessaria un’autorità che obblighi gli aspiranti giornalisti a prepararsi per poter praticare la professione, specialmente nell’editoria di oggi che sta vivendo dei cambiamenti.

Il web 2.0 e i social network danno infatti voce a tutto il popolo, caratteristica che comporta risvolti sia positivi sia negativi. Grazie alle nuove tecnologie “si vede quello che prima non si vedeva e poche cose sfuggono all’informazione”, afferma Cruciani. “Striscia la Notizia vive di segnalazioni capillari che vengono da tutto il territorio – afferma Valerio Staffelli, inviato della trasmissione di Canale5 –, a cui segue il nostro lavoro di verifica perché non è raro incappare in fake news”. Allo stesso tempo, tuttavia, oltre alle notizie false, “dal web arrivano anche minacce pesanti”, conclude Staffelli.

Un tema, quello delle minacce e degli insulti sul web che secondo i presenti deve essere risolto prima di tutto tramite l’identificazione da parte dei social network di chi si rende protagonista di questi atti e in secondo luogo, nell’opinione dei i rappresentanti dell’Ordine, attraverso il riconoscimento degli attori tecnologici come veri e propri editori.

 

 

Andrea Bonafede

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