Tutto quello che c’è da sapere sul cyber crime e come proteggersi dalla terza economia mondiale

“Se le imprese grandi e strutturate hanno subito degli attacchi, chissà cosa può succedere a tutti noi. Come mai l’Italia è tanto delicata sul frangente della sicurezza informatica?”, Silvia Giovannini, social media manager dell’Unione degli industriali della Provincia di Varese, apre con questo interrogativo “La sicurezza informatica riparta da un punto zero”, l’incontro dedicato alla cyber security per aziende e privati del Glocal di Varese.

Filadelfio Emanuele, responsabile della cyber security per Elmec Informatica e responsabile per CybergON: “Il cyber crime è la terza economia a livello mondiale. Gli attacchi del 2021 hanno portato ad una perdita del 6% del Pil mondiale”. Secondo Emanuele il cyber crime è per certi versi molto semplice e per altri molto complicato: “Il mondo del cyber crime è facilmente accessibile. Solo l’anno scorso ci sono stati 30mila incidenti, si parla di danni di trilioni di dollari. La statistica europea 2021 mostra una crescita fino al 25% degli attacchi. Invece, per quanto riguarda il mercato italiano, la media è di 600 attacchi alle aziende italiane. Però l’Italia è anche un’eccellenza: siamo al secondo posto per le tematiche di ricerca e al quarto posto a livello mondiale”.

“Alla base di tutti i modelli di sicurezza informatica c’è sempre il dato, che è la parte da conservare e da proteggere”, rivela Marco Castiglioni, cofounder di Cubesys. “Se le macchine parlassero tra di loro senza intervento degli esseri umani i dati sarebbero al sicuro. Invece con l’intervento degli umani nascono i problemi di sicurezza informatica. Il falso senso di sicurezza ha un ruolo fondamentale: fa sì che le persone non si rendano conto di avere un problema di sicurezza”.

Luca Massi, responsabile dell’area Sistemi informativi di Univa, spiega che i problemi di sicurezza delle aziende possono essere risolti con la comunicazione. “In Italia ci sono molte imprese che hanno un approccio rinunciatario alla tematica, oppure ricorrono a modelli inaccessibili o a modelli che assomigliano al greenwashing, che non garantiscono nessuna sicurezza”.  Con la guida ‘Il decalogo della sicurezza informatica nelle imprese’, l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese vuole avvicinare le imprese che hanno accantonato questa tematica. “Abbiamo individuato dieci punti più evidenti”, continua Massi, “Se un’azienda si approcciasse questi dieci punti nel modo giusto, avrebbe una visione del problema di sicurezza informatica molto più chiara e raggiungerebbe un livello di sicurezza più adeguato a quelle che sono le questioni di sicurezza attuali”.

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