Il giornalismo d’inchiesta fatto con la voce

Da una parte la storia del nostro paese. Il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone viene ucciso mentre percorre l’autostrada che collega Palermo al suo aeroporto. Cinquantasette giorni dopo, è la volta di Paolo Borsellino in via d’Amelio. E poi, i Georgofili a Firenze, i Parioli a Roma, San Giovanni Laterano a Roma e via Palestro a Milano.

Dall’altra il podcast, uno strumento di intrattenimento, ma sempre più un mezzo del racconto giornalistico, sempre più narrazione d’inchiesta. Dall’incontro tra questi due ingredienti, nasce “Mattanza”, sulle stragi del ’92.

Giuseppe Pipitone, giornalista, caposervizio del fattoquotidiano.it, è l’autore di questo podcast che cerca di mettere un faro sugli attentati che hanno cambiato per sempre la nostra cultura e il nostro vivere. Ci sono voluti sei mesi di duro lavoro per 20 ore al giorno per realizzarlo, ma il risultato ha fruttato 300mila download. “Chi si ascolta Mattanza, adesso si pone domande che prima non si poneva”. Un viaggio all’interno della strage di mafia più nota d’Italia. Tante le domande e i misteri legati a queste vicende.

In ogni puntata è presente un personaggio non noto, non addetto ai lavori, una specie di Virgilio dantesco che dà l’attacco e per i primi minuti accompagna l’ascoltatore nell’argomento che viene trattato, porta dentro la puntata.

Ma quante puntate fare? Chi erano i protagonisti di ogni puntata? Qual era l’argomento di cui parlare? Sono tutte domande che si sono risolte pian piano che il progetto prendeva forma. “La parte più difficile è stata capire come collegare le varie cose”. Un’enorme mole di documenti, registrazioni di processi, materiale di archivio è stato vagliato, sezionato, selezionato. Alessandro Madron ha dovuto sbobinare 981mila battute circa di interviste.

Anche lui, caposervizio e responsabile video de ilfattoquotidiano.it, ha collaborato all’ideazione e realizzazione di “Mattanza”. Era la prima volta nell’approccio ad un podcast. “Inizialmente abbiamo pensato al canovaccio del podcast: dopo aver messo le basi, siamo partiti per le interviste, tra Palermo, Roma, Firenze e Milano. Abbiamo raccolto una 30ina di voci e dopo siamo passati alla ricerca di archivio”.

Giacomo Di Girolamo, direttore di Tp24, si occupa principalmente di mafia, corruzione e tutela del territorio. Ha realizzato un podcast sul superlatitante legato a Cosa nostra, Matteo Messina Denaro e sulle storie della mafia siciliana. “Si tratta in realtà del racconto della mia vita in parallelo con quella di Matteo Messina Denaro”.

Scenario principale delle sue inchieste è Marsala: tra queste, ricordiamo quella sulla pista ciclabile oppure quella su un imprenditore del servizio turistico-alberghiero che si occupava anche dell’accoglienza dei migranti. Un’iniziativa innovativa ed interessante è stata quella della realizzazione di un podcast in diretta, per vedere anche come cambia l’interazione con le persone in questo nuovo format.

“Ancora oggi ricevo delle telefonate dagli appartenenti alle organizzazioni criminali, ma non per minacciarmi, bensì per raccontare la loro verità. E il giornalista deve stare in ascolto, perché è il suo mestiere”.

Ci sono altri progetti in cantiere? Magari qualche altro podcast crime? Giuseppe Pipitone non si pronuncia su questo ma Alessandro Madron si sta impegnando nella storia di un pentito della ‘ndrangheta, che aveva commesso un omicidio nell’alto milanese.

 

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