«Tutti noi abbiamo bisogno di buone notizie». Alla scoperta del giornalismo costruttivo


Questa mattina in Sala Varesevive si è tenuto il panel “Il giornalismo costruttivo: come può restituire credibilità alla professione e portare innovazione nel mondo dei media?” con Martina Fragale, giornalista e direttore responsabile di BuoneNotizie.it, e Silvio Malvolti, fondatore di BuoneNotizie.it e presidente dell’Associazione Giornalismo Costruttivo. A moderare l’incontro, la giornalista di Varese News Roberta Bertolini.

Malvolti ha aperto il suo intervento raccontando quando e come è nata l’idea di fondare BuoneNotizie.it. «Tutto parte dall’attentato alla Torri Gemelle nel 2001. Al tempo ero un giovane freelance nel settore informatico», ha ricordato. Per poi proseguire: «L’11 settembre è stato un evento decisamente drammatico. Io mi trovavo in auto, stavo ascoltando la radio e il primo bollettino era già di 5 mila morti. Il tempo di arrivare a casa e il numero era salito a 10 mila. L’ultimo notiziario del giorno ne dava 15 mila. Il giorno dopo sulle pagine del Corriere della Sera se ne contavano 20 mila. In realtà, però, ce n’erano molte meno. Mi sono chiesto sulla base di cosa si fossero contate così tante vittime. Questo –  insieme alla necessità e al bisogno di sentir parlare di altre notizie – mi ha fatto sentire in una bolla. Tutto ciò a cui ti sintonizzavi parlava solo e soltanto di terrorismo».

Qual è il lettore tipo di BuoneNotizie.it? «Non appartiene a nessun target di riferimento. Oggi tutti hanno la necessità di buone notizie. La gente è stufa di sentire solo drammi», ha fatto sapere Silvio Malvolti. Ed è proprio questo uno dei motivi – secondo quanto raccontato dal giornalista – che porta l’informazione a perdere credibilità. «Oggi il calo della fiducia nei mass media è ai minimi storici. L’Italia è sotto alla media europea per la fiducia nei mass media. Come mai? Prima di tutto perché siamo pieni di cattive notizie che mettono cattivo umore», ha spiegato.

Martina Fragale si è poi addentrata nel significato di giornalismo costruttivo, specificando prima di tutto: «C’è il giornalismo positivo e poi quello costruttivo, che è qualcosa che va al di là». Una caratteristica di questo genere giornalistico? «Pensate di assistere a una rappresentazione teatrale in cui i riflettori non sono puntati sul palco, ma sul pubblico“, ha detto Fragale. La giornalista, inoltre, ha fatto presente la necessità di cambiare la narrazione dei cambiamenti climatici, in modo da allontanare la possibilità di spettacolarizzarla. «Bisogna cercare di non incrementare il livello già altissimo di polarizzazione. Dobbiamo cercare di spacchettare le divisioni: non ci sono solo i negazionisti ma anche gli scettici dei cambiamenti climatici, e con loro ci possiamo lavorare».

E infine: «In realtà delle buone notizie sul cambiamento climatico ci sono, e una l’abbiamo data noi: negli ultimi 15 anni la qualità dell’aria in Europa è migliorata nettamente, soprattutto per quanto riguarda le polveri sottili. Le buone notizie esistono, ma non serve solo darle come se fossero il classico “e vissero felici e contenti delle fiabe”, perché a differenza di quest’ultime la realtà continua». 

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