Di cosa si è parlato la mattina di mercoledì 8 maggio a Glocal Genova

Si è aperta con un momento di saluti istituzionali la prima edizione genovese di Glocal, il festival del giornalismo nato nel 2012 a Varese. Un evento che ha avuto come tema la comunicazione, «uno strumento potentissimo», come lo ha definito Emanuela Ratto, responsabile ufficio stampa di Costa Edutainment. «Occasioni come quella di oggi», ha aggiunto, «sono un importante momento di arricchimento e consapevolezza di ciò che facciamo».  Secondo il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria Filippo Paganini, «la comunicazione ha sempre maggiore importanza e un rilievo a livello occupazionale. Il locale diventa per l’informazione un elemento portante».

E appunto spiegando la dialettica tra locale e globale che da il nome al festival, il direttore di VareseNews e di Glocal Marco Giovannelli ha aggiunto che «il digitale consente di avere una visione di tutto quello che è il giornalismo e parte della comunicazione, che porti l’esperienza locale e iperlocale ovunque. Tutte le regioni d’Italia hanno un tessuto di importanza locale e iperlocale e tutto ciò che è in prossimità di piccole comunità ha sempre un grande valore». Sul palco a portare i saluti dell’Università di Genova Guido Levi, coordinatore corso di studi presso il dipartimento di scienze politiche dell’Università di Genova, e dell’amministrazione cittadina Francesca Corso, Assessore di marketing territoriale e politiche per i giovani.

Dedicato alla comunicazione della scienza l’incontro che ha impegnato la mattinata.Uno sforzo che deve arrivare in primis da parte delle istituzioni di ricerca. «Il nostro hub raccoglie quattro atenei, insieme ad altri partner pubblici e privati, tra cui il Comune di Milano. Si parla di oltre un milione di ricercatori e ricercatrici: una spinta importanza per uno sforzo di produzione dei contenuti», ha spiegato Vittorio Biondi, Programme Manager MUSA. Chiara Ferroni, Programme Manager NODES, ha aggunto che «usiamo i fondi a nostra disposizione per portare un impatto, ggi più di 315 imprese lavorano insieme a noi, e per raggiungere questi risultati dobbiamo saper comunicare». Una sfida, quella di coinvolgere le imprese, «che per noi è ancora in corso», ha aggiunto Marta Rapallini, Programme Manager FAIR. «Abbiamo lavorato sin da subito a linee guida che potessero diffondere la conoscenza della cultura scientifica. La responsabilità della comunicazione è trasferire messaggi di impatto economico e culturale», ha aggiunto Cristina Battaglia, Programme Manager RAISE.

Fabrizio Cobis, dirigente del MUR, ha parlato di ecosistemi e dell’importanza dello sviluppo della ricerca scientifica: «Siamo realizzando interventi e attività di ricerca e innovazione sulla base dell’ esperienza drammatica che il paese ha vissuto nel periodo del Covid-19, con l’obiettivo di costruire un’architettura, e un’ impostazione diversa, su vari piani, sulla base delle lezioni che l’epidemia può averci lasciato e che ci chiede di dimostrare di avere imparato». Mentre la giornalista Silvia Baglioni ha concluso spiegando che «l‘obiettivo della comunicazione della scienza risponde alle stesse regole alle quali rispondono i giornalisti, la notizia, l’importanza e la veridicità. Fare giornalismo scientifico significa anche saper riconoscere una notizia falsa».

Organizzato da

Con il supporto di

Main Sponsor

Sponsor

Patrocinio di

In collaborazione con

un ringraziamento a