Come cambia il lavoro giornalistico nell’era dell’intelligenza artificiale? È la domanda che ha guidato l’incontro “AI generative e comunicati stampa: come cambia il lavoro su fonti e agenzie”, tenutosi sabato 8 novembre nella Sala Agorà di Materia Spazio Libero a Castronno, all’interno del Festival Glocal e del programma degli Slow News Days 2025 che proseguirà anche nella giornata del 9 novembre.
Due ore intense di confronto con Alberto Puliafito, direttore di Slow News. Ad aprire l’incontro il direttore di VareseNews, Marco Giovannelli che ha ricordato l’evoluzione di Glocal, giunto alla quattordicesima edizione solo a Varese, e i diversi appuntamenti diffusi in tutta Italia: “Quando siamo partiti si discuteva di transizione dalla carta al web. Poi è arrivata la fase mobile e social. Oggi siamo dentro un nuovo cambiamento di paradigma: l’era delle intelligenze artificiali”. Un passaggio che il direttore di VareseNews descrive come una sfida culturale oltre che tecnologica: “Oggi abbiamo più strumenti e più consapevolezza. Per questo abbiamo una responsabilità in più: sperimentare, capire, formare. Glocal nasce per questo: per essere un laboratorio di esperienze concrete, dove si ragiona ma si fa”.
“Le AI sono strumenti, non oracoli”
Da qui la riflessione di Alberto Puliafito, che ha guidato la parte centrale del workshop: un vero e proprio laboratorio sull’uso delle intelligenze artificiali generative nel lavoro quotidiano dei giornalisti. “Abbiamo sentito il bisogno di scrivere nelle leggi e nei codici deontologici che le intelligenze artificiali vanno usate come strumenti. Ma perché dobbiamo ricordarcelo? Perché questo nome – intelligenza artificiale – ci confonde, ci fa pensare che sia qualcosa di più di una macchina. E invece no: sono strumenti al nostro servizio”.
Puliafito ha ricordato come già il nuovo codice deontologico dei giornalisti italiani sottolinei che “l’uso delle AI non esime dal rispetto delle regole deontologiche”, definendolo “una tautologia necessaria” in tempi di trasformazione profonda.
Puliafito ha spiegato come valutare l’uso dell’intelligenza artificiale nel lavoro giornalistico attraverso una matrice di rischio e utilità: quando l’utilità è alta ma anche il rischio, “serve lavorare in modalità copilot, con umano e macchina insieme”. L’AI, ha ricordato, “è uno strumento potente, ma l’ultima parola spetta sempre alla redazione”.
Ha poi mostrato esempi pratici su rassegne stampa e ricerca di fonti, insistendo sull’importanza di verificare e personalizzare gli strumenti, “senza mai delegare la responsabilità alla macchina”. L’obiettivo, ha concluso, “non è sostituire il giornalista, ma renderlo più consapevole e creativo”.



























