
Mario Perrotta nasce a Lecce nel 1970. Nella periferia della città (costituita da campi incolti e palazzi di sette piani) impara da piccolo: il gioco del pallone praticato sui “petruddhuli” ( pietriccio, ghiaino, materiale inorganico pre-urbano), il dialetto leccese (assolutamente vietato in casa con la madre ma non a casa dei nonni), le mazzate di sopravvivenza (forma di scontro fisico quotidiano, atta a dimostrare che non hai paura anche quando ce l’hai) e la leggerezza dell’essere (praticata arrampicandosi sulle impalcature dei palazzi in costruzione giocando “a chi arriva più in alto”).
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