di Alessandra Vittori
“Si possono fare tante belle cose con i dati, ma farlo è difficile”. Lo ha detto Tommaso Bassani, giornalista di VareseNews, presentando il panel ‘Giornalismo con i dati’ al Festival del giornalismo locale e globale di Varese. “La materia nella sua interezza – ha continuato Bassani – è complicata e affascinante. L’uso dei dati non è alla portata di tutti e questo dà un valore aggiunto alla professione giornalistica”. A intervenire: Mario Mezzanzanica, docente del master sui Data alla Bicocca e Daniele Bellasio, giornalista del Sole 24ore.
.@tomasobassani:"Comunicare con i dati è una materia complicata ma affascinante" #glocal15
— Valentina Ruggiu (@ValentinaRuggiu) 20 Novembre 2015
Mezzanzanica ha spiegato come l’integrazione di diverse competenze sia un fattore chiave nel lavoro del giornalista. Nell’era dell’informazione valorizzare il patrimonio dei dati è estremamente importante, infatti il “Data scientist è colui che è capace di affrontare da un punto di vista metodologico i dati, in un’epoca di assuefazione alle conoscenze”.
"Osservare dei fenomeni attraverso i dati richiede l'integrazione di diverse competenze", spiega M. Mezzanzanica a #glocal15
— Piacere Julia (@GiulsCapozzi) 20 Novembre 2015
La quantità di dati a nostra disposizione è enorme. Il compito del giornalista è quello di analizzarli e snocciolarne il significato per renderlo comprensibile a tutti.
"I dati non sono informativi di per sé: sono le domande del giornalista a renderli tali!" Dice il professor Mario Mezzanzanica a #glocal15
— Piacere Julia (@GiulsCapozzi) 20 Novembre 2015
Sono due i passaggi che occorre fare: si parte da una domanda a cui si risponde con i dati che abbiamo raccolto e poi si inizia a ragionare e si arriva a nuovi significati che il dato grezzo non mostra. Da qui si ricomincia con le domande. “La cosa più affascinante della lavorazione dei dati è la continua scoperta”.
Le 4 "V" dei #BigData secondo Mario Mezzanzanica: "Velocità, varietà, volume, veracità" #glocal15
— Claudio Lenzi (@clenzi82) 20 Novembre 2015
Sono quattro le “V” dei big data: volume, velocità, varietà e veracità. Oltre al volume, la velocità è la rapidità con cui si recepisce il dato; il concetto di varietà riguarda la vastità di dati a disposizione soprattutto quelli che si trovano nel web (twitter, facebook, etc); il termine veracità significa che “se io devo usare delle informazioni sui dati, devo garantire che il dato in questione sia corretto qualitativamente”.
Il processo del trattamento dei dati sta diventando sempre più rilevante. La cosa interessante da sottolineare “è che non sono i dati di per sé informazione, ma sono le domande che ci si pone a renderli informativi, domande che aumentano continuamente”.
Mazzanzanica: "Non sono i dati “informativi” sono le domande a renderli tali" #glocal15 pic.twitter.com/22tBS2s1yY
— Valentina Ruggiu (@ValentinaRuggiu) 20 Novembre 2015
Bellasio invece ha pensato di usare i dati per fare il giro di nera.
"Sai che cos'è il giro di nera?" #glocal15 @dbellasio
— Anna Ghezzi (@anna_ghezzi) 20 Novembre 2015
Il nuovo giro di nera secondo @dbellasio è sul web 2.0 e i dati #glocal15
— Claudio Lenzi (@clenzi82) 20 Novembre 2015
“Nel tentativo di trovare una redazione dove mi facessero fare questo famoso giro ho pensato che il giro di nera si può fare davanti a un pc con i dati. Nasce così il ‘giro di nera 2.0’ nei dati”.
Sui social si trovano notizie.
Ora il #girodinera lo fai anche su #Facebook e #twitter (dove si trovano le notizie e gente anche vera) #glocal15 pic.twitter.com/fGZJ21MOZR
— Anna Ghezzi (@anna_ghezzi) 20 Novembre 2015
“Non si va su twitter per twittare – ha detto Dick Costolo, ex amministratore delegato del social network – ma per fare un giro tra le notizie”.
Bellasio ha portato come esempio quello che ha definito un tweet perfetto, pubblicato da Barack Obama dopo la rielezione.
.@dbellasio: "E' il tweet perfetto, ma con i suoi aspetti negativi." #glocal15 pic.twitter.com/zbt92aBsHO
— ChiaraF (@ChiaraForchetti) 20 Novembre 2015
Bisogna però considerare sempre come vengono date le notizie. Perché se da un lato c’è l’aspetto positivo, quindi la rielezione, l’abbraccio commovente del presidente con la moglie, dall’altro c’è anche l’aspetto negativo perché chi guarda inizia a chiedersi “quante volte Michelle avrà indossato quell’abito?”. Ma ci sono software per scoprire se un tweet è negativo o positivo.
piace molto 'sentiment analysis' ai giornalisti – cit. per capire se tweet è negativo o positivo attraverso ciò che dice rete #glocal15
— simo pozzi (@SIMO2) 20 Novembre 2015
I big data dunque servono anche a raccontare delle storie.
'i dati sono presenti nella rete, basta andare a cercarli' #dataset 'miriade di storie!'-cit. Bellissimo https://t.co/lApVaVbs4m #glocal15
— simo pozzi (@SIMO2) 20 Novembre 2015
.@dbellasio: "Esistono già testate che utilizzano il giro di nera 2.0.L'esempio è https://t.co/SqWrqXrVPi #glocal15 pic.twitter.com/VAVRJKzW7e
— Valentina Ruggiu (@ValentinaRuggiu) 20 Novembre 2015
Secondo Bellasio le redazioni nel 2050 saranno composte da competenze diverse e trasversali rispetto a quelle attuali. Il lavoro del giornalista è complesso: deve mettere ordine, deve essere uno strumento di selezione e deve svolgere un ruolo di aggregatore come se fosse un “motore di ricerca”.
I giornalisti del futuro saranno in grado di trovare la verità in mezzo ai rumori del mondo. Parola d'ordine? #BigData !
#glocal15
— Piacere Julia (@GiulsCapozzi) 20 Novembre 2015