I futuri dei giornali e della comunicazione a #glocal15

quali futuri

di Federica ZilleGiulia RonchiIlenia Inguì Alessandra Vittori

Dobbiamo essere gli editori di noi stessi

Il futuro della comunicazione non è nel mondo editoriale, ma nel brand journalism

Quali direzioni sta prendendo il giornalismo? Quanto conta una gestione efficace della versione online dei media? Quali abilità sono richieste ai nuovi professionisti?
Secondo Domitilla Ferrari, giornalista e star digitale seguitissima su Instagram, “si scrive per farsi leggere, ma sul cartaceo non siamo in grado di capire cosa interessa al lettore, quanto tempo dedica a un contenuto”. Il web regala invece gli strumenti per monitorare le preferenze, le condivisioni: “Dobbiamo investire nel brand per cui lavoriamo, – conclude Ferrari – ed essere utili al pubblico”.

Relazione. Dinamica. Compresenza. “Una direzione di lettura precisa, evidenziata da successione degli articoli e spazio dedicato, era il fondamento di ogni quotidiano, – aggiunge Federico Badaloni, “information architect” per il gruppo editoriale l’Espresso – Con il digitale l’importante invece è essere connesso: la prossimità è l’obiettivo della nuova comunicazione”.

Ogni oggetto, ogni sito, ogni articolo deve intessere relazioni per creare un’esperienza, prosegue Badaloni. “Curare queste relazioni, essere arco e non freccia, è la funzione delle piattaforme digitali più innovative: Uber non possiede un’auto, Facebook non pubblica post”. A completare i punti di vista sul futuro dell’editoria ci pensa Pier Luca Santoro, esperto di marketing e comunicazione: “Abbiamo assistito a diverse svolte, dal digital first siamo passati al mobile first”, ma il modello di business vincente è un altro…

Il problema della stampa non è dunque tanto la mancanza di richiesta, di interesse da parte dei lettori, è il modello di investimento a essere sbagliato: dovrebbero puntare sul coinvolgimento della community. “Quando c’è coincidenza di valori, il pubblico è disposto a spendere: è questa la direzione che dovrebbero seguire gli editori”, conclude Santoro.

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