La figura del fotoreporter dall’altra parte dell’obiettivo

“Certe volte dobbiamo far vedere che nella guerra si muore”, “È molto difficile riaffrontare la normalità quando si torna a casa”, ““Il rapporto umano è fondamentale. Per me la fotografia viene dopo”. Sono solo tre delle testimonianze dal documentario “In prima linea” del regista Francesco Del Grosso e di Matteo Balsamo, proiettato al Glocal di Varese durante il panel “Quando la fotografia racconta la guerra”, moderato dal giornalista di Varesenews Nando Mastrillo. Al centro del documentario, la testimonianza di tredici fotoreporter che hanno dedicato la loro vita al racconto delle zone di guerra.

“Il documentario nasce dal desiderio di raccontare la figura del fotoreporter da una prospettiva totalmente diversa rispetto a quella  dell’immaginario comune, distorta e  piena di stereotipi- svela Francesco Del Grosso – Volevamo fare emergere oltre al professionista anche chi c’è dietro la macchina fotografica. Molti dei loro scatti sono famosi in tutto il mondo ma spesso loro sono sconosciuti”.

Per la realizzazione del documentario sono state raccolte le testimonianze di fotoreporter di due generazioni: “La differenza tra le due generazioni sta nel cambiamento tecnologico- continua Del Grosso – L‘approccio resta sempre lo stesso e deve guardare intensamente all’etica e al rispetto umano. Il cambiamento semmai c’è stato con il passaggio dall’analogico al digitale che ha completamente stravolto il lavoro ma non il modo di lavorare”.

“Volevamo fare un film che fosse accessibile a tutti- conclude Del Grosso-  Non un film tecnico, ma che fosse fruibile per tutti. L’esperienza del freelance viene raccontata nel film, con tutte le difficoltà che questo mestiere comporta. Il fatto di raccontare il mestiere per chi lo fa nelle redazioni e chi lo fa da freelance in realtà è più che una sfumatura. La fotografia è l’ultimo atto del lavoro di preparazione di un fotoreporter“.

 

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