Storie acquatiche: tra acqua potabile, rete idrica e musei liquidi

La Terra dovrebbe essere chiamata pianeta acqua.  È ovunque: ce n’è nei cieli, nei mari e sulla terra ferma. Non sempre però l’uomo può e riesce a utilizzarla.

Acqua dolce e salata

Marco Ferrari, giornalista scientifico, ci tiene a fare una precisazione quando parla di acqua: «Dobbiamo distinguere tra l’acqua disponibile e quella utilizzabile. Di acqua salata ce n’è molta, manca invece quella dolce. Per ottenere acqua bevibile bisogna dissalare gli oceani e il costo è elevato». La carenza di acqua, quindi, è un guaio serio, anche se l’Italia per adesso non deve preoccuparsi: «nel nostro Paese, nonostante alcune difficoltà, l’acqua è quasi sempre a disposizione. Magari può mancare in alcuni punti del Sud, ma è più un problema politico che di disponibilità», spiega Ferrari. Che invita comunque a non abbassare la guardia: «Uno sconvolgimento da un lato del pianeta può avere ripercussioni anche in Italia».

L’acqua in provincia di Varese
Paolo Mazzucchelli, presidente di Alfa srl

La tanta acqua presente sulla Terra, quindi, non deve rassicurare. «L’acqua è come la corrente elettrica. Ti poni il problema solo quando non arriva», dice Paolo Mazzucchelli, presidente di Alfa Srl. «È importante il ciclo dell’acqua dunque. è così che arriva nelle case». Per la sua gestione, infatti, esiste un sistema molto articolato: «Noi ci occupiamo della provincia di Varese. Abbiamo 144 soci e serviamo 99 comuni, alcuni in provincia di Como», continua il presidente. «Alfa Srl gestisce in totale 4.000 km di rete idrica». Un compito non semplice per colpa delle perdite provocate dalla conformazione del territorio: «A Varese la dispersione idrica è del 42%», sottolinea Mazzucchelli. «Dobbiamo fare meglio perché la media in Europa è del 13-14%. Quest’anno abbiamo investito 22 milioni di euro sul territorio. L’anno prossimo saliremo a 27-28 milioni».

L’acqua e il passato

Flavia Amato, archeologa

L’acqua è importante non solo perché è essenziale alla sopravvivenza dell’uomo. È anche un bene fondamentale per la preservazione pianeta. Ne parla l’archeologa Flavia Amato, che ha la sua base nel Delta del Po: «Una volta gli argini del fiume non erano controllati. Adesso c’è il Parco Regionale Veneto Delta del Po, che si occupa della tutela della zona anche grazie alla sensibilizzazione della popolazione». Ma la protezione del territorio non è l’unica funzione dell’ente, che ha anche un altro scopo: trasformare l’acqua in una risorsa economica. Il Parco, infatti, è ricco di tracce del passato, che il Po ha preservato nei secoli: «ci sono tanti musei di valore nel Delta del Po. Per questa ragione ci siamo candidati per il Marchio del patrimonio europeo, posseduto ad esempio dall’Acropoli di Atene».

Se l’otterrà, il Parco Regionale Veneto Delta del Po riuscirà a centrare anche un altro suo obiettivo: quello di rafforzare il senso di appartenenza della popolazione locale nell’Unione Europea.

 

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